La più bella aula dell’Università del Salento
Acquatina si chiama. Superata la rotatoria che da Frigole ci porta ai suoi cinque lidi, dopo 200 metri alla tua destra un cartello, piccolo, non lo vedi se non lo sai, porta scritto Università del SalentoAcquatina si chiama. Superata la rotatoria che da Frigole ci porta ai suoi cinque lidi, dopo 200 metri alla tua destra un cartello, piccolo, non lo vedi se non lo sai, porta scritto Università del Salento, e poi più o meno, Dipartimento di ricerca in acquacoltura. Una lunga strada sterrata ti fa arrivare dentro una grande area edificata, edilizia degli anni 80 mi viene da pensare, immersa nella macchia lagunare. Steppa salmastra credo di aver sentito. Una estensione pura di canne, quelle dei cestini e delle fische; di innumerevoli e grandi macchie viola: piccoli fiori su steli sottilissimi che non vedevo da quando ero bambina; e di acqua. Perchè Acquatina è il nome di un enorme, enorme enorme, bacino. Un lago insomma di acqua salmastra che si forma, ci ha un veramente bravo geologo, da diverse sorgenti. Una che sgorga proprio dentro il lago e l’altra che arriva al bacino da un corso d’acqua che si chiama Giannantonio. Questo lago è stato nel secolo scorso fonte economica per gli abitanti di Frigole che lì ci pescavano con facilità. Perchè nel bacino durante i cicli di alta marea arriva acqua dal mare. I due sono separati da un cordone di dune ma hanno canali in comune e si mischiano. Uno scenario di inimmaginabile luce. Tuttavia le vasche dell’aquacoltura sono ferme da tre anni, ci diceva il professore Enzo; che son finiti i fondi per questa ricerca. Quelle però rappresentano l’un per cento di questo immenso bene che l’Università del Salento gestisce: del 45% è proprietaria, l’altra l’ha in concessione. E’ straordinario questo bene perchè un luogo così speciale può essere studiato, attraversato, conosciuto e soprattutto, difeso, in tanti modi possibili. Perchè, chiedo, c’è solo il dipartimento di Biologia/acquacoltura? Anche le Belle Arti potrebbero avere lì un dipartimento, quello di design! Le innumerevoli canne che crescono lì, mai viste tante, potrebbero essere usate per apprendere come si usano per arrivare a fabbricare oggetti innovativi, ma anche no. E anche la facoltà di Ingegneria potrebbe avere un suo dipartimento che studia l’idraulica delle acque e migliorare e manutenere il complesso sistema dei canali e delle chiuse. Ma anche la facoltà di Economia avere un dipartimento che studia un ciclo produttivo sostenibile.
Insomma cara Università del Salento perchè non fare diventare vivo questo luogo? Aprire le sue aule e le sue strutture e invitare gli studenti di varie Facoltà a imparare le loro discipline a studiare le loro materie a cimentarsi in una esperienza pratica in cui il sapere si collega al fare già nella grande aula all’aperto di Acquatina.
Grazie, giunta del comune di Lecce, che stai facendo questa iniziativa in questo modo partecipato. WOW!
Teresa Ciulli