I Programmi di rigenerazione urbana definiti dalla LR 21 del 2008 richiedono la predisposizione di un Documento Programmatico preliminare nel quale individuare gli ambiti della città che necessitano di interventi di riqualificazione territoriale, sociale, ambientale, culturale ed economica. Il Documento Programmatico (DPRU) è lo strumento attraverso il quale il governo cittadino dichiara aperto un processo di rigenerazione e chiama al confronto le forze sociali, culturali ed economiche del territorio per “ costruire insieme” il Programma.

Lecce ha un DPRU, adottato con Delibera di C.C. n. 100/2016 che individua ambiti specifici di intervento, coincidenti con altrettanti laboratori di ricerca, coordinati all’interno dei workshop “Incontri del terzo luogo” delle Manifatture Knos dal paesaggista Gilles Clément dal 2012 al 2016: l’area del litorale leccese, l’area delle cave di Borgo San Nicola, il quartiere di S.Rosa connesso all’area che ospita le Manifatture Knos.

Per la partecipazione al bando regionale (DGR 650/2017) di selezione di strategie di sviluppo urbano sostenibile, l’ambito prioritario scelto tra quelli contenuti nel DPRU è quello del litorale.

Il territorio della città di Lecce ha come confine est il mare.  La fascia più prossima a questo confine, in cui si alternano nuclei più densamente popolati, borghi rurali ed aree a forte vocazione naturalistica, era un tempo  riconosciuta come Quartiere Litorale.

Di quale marginalità soffre oggi quest’area? Sicuramente della mancanza dei servizi di base per i residenti, della scarsa qualità, sia estetica che prestazionale, del costruito pubblico e privato, dell’impoverimento del capitale naturale che un tempo la caratterizzava. La marginalità più preoccupante è però quella derivante dalla mancanza di occasioni che consentano di svilupparne il potenziale.   I quartieri in stato di bisogno richiedono soprattutto spazi di opportunità. L’assenza perdurante di politiche pubbliche organiche ed integrate ha ristretto questi spazi e quasi annullato il potenziale di progettualità e  creatività della comunità che li abita.

Da sempre i nuclei abitati che caratterizzano questa fascia del territorio leccese, S.Cataldo e Frigole in primo luogo, sono stati utilizzati dagli abitanti delle aree di edilizia residenziale pubblica della città, scarsamente attrezzate,  come spazi di verde, spazi di socialità, spazi del benessere.  Queste qualità del luogo, esclusivo frutto della disponibilità naturale di spazi aperti più salubri e non di politiche pubbliche di infrastrutturazione, sono ormai fortemente impoverite e minacciate dalla cronica assenza di strumenti di pianificazione adeguata, in alcuni casi dallo spontaneismo che ha determinato localizzazioni casuali di attività e residenze, dalla frammentazione degli spazi naturali, dalla perdita di una identità collettiva.

L’esito della progressiva marginalizzazione di questo contesto è il suo impoverimento ambientale, economico e sociale, la chiusura di alcune scuole prima frequentate, lo spostamento degli spazi di socialità dei più giovani verso il capoluogo, l’accentuarsi di alcuni fenomeni di dissesto idrogeologico, la sedimentazione di comportamenti diffusi al limite della legalità, la dismissione di alcuni spazi prima frequentati, l’abbandono delle attività agricole seguite alle attività di bonifica e riforma fondiaria dei primi del novecento.

Le carenze lamentate e la marginalizzazione del territorio descritto, hanno modificato la composizione sociale e demografica della popolazione residente, sempre minore come numero, più anziana ed appartenente a fasce deboli. La carenza di servizi di queste aree ha quindi una doppia negatività: la prima come deficit strutturale assoluto del rapporto tra servizi e popolazione residente, la seconda in quanto proprio la tipologia di residenti è quella che richiederebbe servizi in numero maggiore, di qualità migliore e di facile accessibilità.

La necessità di invertire la tendenza alla marginalizzazione richiede oggi un grande sforzo per la costruzione di politiche pubbliche, sostanziate da un quadro di azioni che favoriscano un lento, ma continuo e graduale, processo di rigenerazione urbana di un’area che interessa una comunità di circa 2000 residenti, un potenziale di utilizzatori di circa 18.000 cittadini (residenti nelle aree periferiche situate nel quadrante della città più vicino al litorale), le aree a maggior pregio naturalistico dell’area urbana, la cui valenza in termini di servizi eco sistemici forniti supera di gran lunga il territorio della città di Lecce e coinvolge quelli dei comuni vicini di Vernole, Surbo, Trepuzzi e Squinzano.